AGOSTINO BONALUMI
Agostino Bonalumi
1935-1945
Agostino Bonalumi nasce il 10 luglio 1935 a Vimercate, in Brianza, la regione più industrializzata a nord di Milano, da Abele e da Gemma Pelucchi. Suo padre, pasticciere, è attivista di sinistra, oppositore del regime, ed è segretamente iscritto al PCI. Questo lo porta e lo costringe a sostarsi spesso nei vari paesi briantei, dove lavora a volte autonomamente e a volte alle dipendenze di qualche pasticceria famosa. Agostino è il primo figlio maschio (ha una sorella maggiore, Rosa, e avrà due fratelli minori, Teodoro e Pier Enrico). Il sostentamento della famiglia non è facile, e Agostino frequenta le scuole dell’obbligo e contemporaneamente aiuta il padre. La passione per la pittura è precocissima, tanto da fargli affermare, in numerose interviste, che sin da piccolo disegnare e dipingere era per lui un modo di conoscere il mondo.
1946 – 1957
Alla fine della guerra, finite le scuole dell’obbligo, frequenta – senza poterla finire – una scuola di avviamento professionale. La passione della pittura convive con le necessità lavorative: quando non lavoro dipinge, e cerca tutte le possibilità di esporre i propri quadri (prima precocissima partecipazione – è solo tredicenne - al Premio Nazionale Città di Vimercate nel 1948). La prima personale arriva nel 1957 (Galleria Totti, Milano) che già testimonia il suo gravitare verso la città di Milano.
1958 - 1959
A Milano, nell’ambiente artistico attorno al quartiere di Brera, conosce Enrico Baj, uno dei fondatori della cosiddetta Arte Nucleare. Baj gli fa conoscere Piero Manzoni, allora legato al gruppo, e un incontro occasionale in trattoria con Enrico Castellani si trasforma in un profondo sodalizio, che vede i tre giovanissimi artisti (Bonalumi è il più giovane) cominciare ad esporre insieme, quasi fossero un gruppo, in Italia (gall. Pater, Del Prisma, Appia Antica) e all’estero (Gall. Kasper, Losanna). Il sodalizio si interrompe bruscamente, per motivi personali, alla vigilia della pubblicazione del primo numero della rivista “Azimuth” (dic 1959): da allora Bonalumi, pur avvicinato ancora per qualche anno agli altri due, appare come un’individualità artistica, non più legata ad alcun gruppo o formazione. Intanto si è precisata la “forma” della sua fase matura, con una serie di opere – iniziate nel tardo 1959 – in cui appare la tela estroflessa.
1960 – 1964
Mentre si consolida la sua notorietà di giovane promessa dell’arte italiana, con una serie di mostre a largo raggio (collettive a Berna, a Chicago, ad Anversa, a Losanna, a Londra, a Basilea, e due personali, una a Rotterdam, ancora a metà 1959, e una a Londra), conosce sul luogo di lavoro – cui ancora non può rinunciare – Giuliana Oliva, che sposa nel 1961. Contestualmente decide di dedicarsi interamente all’arte, nonostante la forte preoccupazione delle famiglie: la moglie condivide invece da subito la scelta. Nel 1962 nasce il primogenito Fabrizio. I modi del suo lavoro si vanno definendo durante il 1962 e 1963, e il 1964 vede la stipula del primo contratto con Arturo Schwarz, in occasione della mostra nella sua galleria, inaugurata nel febbraio 1965.
1965 – 1970
Sono gli anni della “maturità” del suo primo ciclo di lavori, che gli viene riconosciuta con una serie di mostre nelle più importanti gallerie italiane, con la partecipazione a rassegne internazionali (ad esempio Zero Avantgarde, Weiss auf Weiss, IX Bienal di São Paulo) e alla 33° Biennale di Venezia del 1966. Nel 1967, in occasione della mostra “Lo spazio dell’Immagine” a Foligno, realizza il suo primo ambiente – Blu abitabile -, che sarà seguito da una piccola serie di altri ambienti (come quello per il museo di Dortmund), culminati nel grande ambiente per la sala personale alla 35° Biennale di Venezia del 1970. Nell’ottobre 1967, poi, propiziata dalla presenza in Biennale dell’anno precedente, realizza un’importante personale alla Galleria di Alfredo Bonino a New York, dove si era trasferito per qualche mese. Intanto, dal 1966 ha stretto con contratto in esclusiva con Renato Cardazzo della Galleria del Naviglio di Milano, che lo rappresenterà sino al 1973. Dal punto di vista privato, cerca costantemente di colmare i mancati studi liceali e universitari, interessandosi e studiando filosofia – con un particolare interesse per la fenomenologia -, teoria dell’arte e poesia. Nel 1967 nasce il secondogenito Pierenrico.
1971 – 1989
Dall’inizio del decennio matura il nuovo ciclo di lavori, a “griglia”, che porterà avanti sino al 1989. Sono gli anni del consolidamento, all’interno di un sistema dell’arte ora distratto da altre tendenze (come l’Arte Povera negli anni Settanta, e l’espressionismo transavanguardista negli Ottanta). Nascono una serie di “progetti” ambientali, iniziano – dal 1975 – le riflessioni teoriche scritte sul proprio lavoro e sulla situazione generale, scrive le prime poesie, che verranno pubblicate per la prima volta nel 1986 (seguiranno altre sette raccolte), si dedica anche a esperienze collaterali, come le scenografie per due balletti contemporanei (nel 1970 e nel 1972). Nel 1986 Luca Palazzoli della Galleria Blu di Milano stringe con lui un contratto d’esclusiva, che durerà sino al 1997. Intanto, nel 1988 si manifestano i sintomi del tumore che lo porterà alla fine: una prima operazione chirurgica si risolve bene e procrastina di molto l’esito fatale.
1990 – 2004
Esauritosi il ciclo a “griglie”, elabora un modello più libero, basato su una struttura in tondino d’acciaio che consente estroflessioni quasi gestuali. Rielabora le sculture che aveva realizzato a partire dal 1965, le modifica, comincia a usare la fusione di bronzo, oltre ai più consueti – per lui – fibra di vetro e PVC. Una serie di mostre in gallerie italiane più giovani, come Fumagalli di Bergamo e Niccoli di Parma (oltre alla Galleria Blu), iniziano il lento lavoro di riscoperta della sua opera, che culmina in una prima grande antologica all’InstitutMathildenhöhe di Darmstadt nel 2003. Nel 2002 gli viene conferito dall’Accademia di San Luca di Roma il “Premio Presidente della Repubblica”. Una seconda operazione chirurgica, nel 2000, segnala il ripresentarsi del male. Nel 2003 nasce la prima nipote Matilde, figlia di Pierenrico.
2005 – 2013
Utilizzando la tecnica del tondino d’acciaio, realizza l’ultimo ciclo di lavori, basato sul concetto di modulo e su di un ritmo più geometrizzante del precedente. Continua intanto il lavoro sulla scultura, mentre “convive” con la malattia, che si fa sempre più presente nella sua vita: subisce altre due operazioni, nel 2005 e nel 2011, e dopo la prima di queste decide di trasferire il proprio studio, che era a Milano ormai dagli anni Sessanta, a Desio, dove ora risiede. Lo studio di Milano diventa la sede dell’Archivio Agostino Bonalumi, diretto dal figlio Fabrizio. Nel 2007 nasce il secondo nipote Alessandro, fratello di Matilde. Nei rapporti di lavoro subentrano ora altre gallerie, tra cui Mazzoleni di Torino e Robilant + Voena di Londra, che contribuiscono, insieme al gusto mutato, più favorevole alla riscoperta delle eccellenze artistiche degli anni Sessanta, alla fama internazionale dell’artista, concretizzatasi in mostre a Bruxelles, a Singapore, a Mosca. Un collasso durante una serie di visite ospedaliere di routine lo porta alla morte il 18 settembre 2013, a Monza, impedendogli di vedere la sua importante mostra personale londinese, da Robilant+Voena, che si apre il 4 ottobre.